Disturbo Ossessivo Compulsivo

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC)

Il sintomo centrale del DOC è la presenza di ossessioni e compulsioni o sole ossessioni, che occupano un tempo significativo della giornata (un ora o più al giorno) e interferiscono con le attività della vita quotidiana.

Le ossessioni sono idee, pensieri, impulsi o immagini che irrompono improvvisamente nella mente e che vengono percepiti come intrusivi, ricorrenti, fastidiosi e privi di senso. Esempi di ossessioni sono pensieri come “Potrei infettarmi con il virus HIV se tocco le porte dei bagni pubblici” o “Non devo pensare a disgrazie che potrebbero accadere agli altri altrimenti accadono”, o “ Non devo guardare persone del mio stesso sesso se no significa che sono omosessuale”, “Se ho pensato qualcosa di brutto nei confronti di mio marito significa che lo desidero davvero” ecc ecc…

Le compulsioni sono azioni mentali e/o comportamentali come tentativo di risposta e soluzione alle ossessioni. Mettendo in pratica la compulsione il soggetto si convince di aver neutralizzato l’ossessione che tuttavia nel giro di poco si ripresenta facendo cadere chi ne soffre in un circolo vizioso infinito.

Come si manifesta il DOC?

Il DOC si manifesta con sintomi diversi ed è possibile riscontrare almeno sei sottotipi principali del disturbo:

DOC da contaminazione

Si tratta di ossessioni e compulsioni legate al rischio di contagi o contaminazioni. Il contatto con la sostanza temuta è seguita da rituali, le compulsioni appunto, volti a neutralizzare la contaminazione (lavaggio ripetuto delle mani, dei vestiti, tessuti del divano, poltrone, altri oggetti personali..).

DOC da controllo

Esempi di controlli tipici riguardano aver chiuso la porta di casa, il gas o l’acqua, aver contato bene i soldi o non aver scritto parole blasfeme, di non aver procurato danni ad altri,… Chi soffre di questo tipo di disturbo arriva a pensare che una propria azione o anche omissione sia causa di disgrazie.

DOC da ordine e simmetria

Consiste nell’intolleranza al disordine o all’asimmetria di qualunque oggetto (piatti, posate, asciugamani, penne,..) che devono essere pertanto perfettamente allineati secondo una precisa logica. Quando il soggetto percepisce asimmetria o disordine si impegna anche per molte ore a riordinare questi oggetti, fino a sentirli “a posto”.

DOC da accumulo

Chi soffre di questa forma del disturbo avverte l’impulso di accumulare e conservare oggetti, anche insignificanti e deperibili perché “un giorno o l’altro potrebbe servire”. Peculiarità di questa forma è che generalmente non si riscontrano ossessioni, se non appunto credere che in giorno tutto potrebbe servire. Lo spazio occupato dalle “collezioni” può arrivare a occupare gran parte della casa.

DOC da superstizione eccessiva

La persona che ne è affetta manifesta pensieri superstiziosi portati all’eccesso cui fa seguito il “giusto rituale”, adattato in base alla situazione che gli ha arrecato lo stato di ansia, e ripeterlo il numero di volte adeguato per evitare qualche disgrazia.

Ossessioni pure

Alcuni soggetti affetti da DOC manifestano ossessioni senza compulsioni. Il contenuto di tali ossessioni spesso può essere a sfondo religioso, sociale o sessuale (come essere o diventare omosessuale, andare all’inferno, essere colto da un’aggressività improvvisa e incontrollabile,..). In questi casi l’episodio ossessivo è spesso seguito da un dialogo interiore volto a ridurre al disagio.

Conseguenze del DOC

Dal punto di vista personale il disturbo può avere gravi conseguenze in termini di costi esistenziali rischiando di compromettere il corso di studi (in quanto si manifesta spesso in giovane età), la possibilità di lavorare, la normale vita di relazione e di coppia (circa la metà dei pazienti non riesce ad avere una vita di coppia a causa del disturbo).Anche la vita dei familiari del paziente è compromessa in quanto i sintomi del DOC possono essere così pervasivi da interferire col normale funzionamento della vita domestica. Non di rado, infatti, gli stessi familiari sono coinvolti nel mantenimento dei rituali facendo loro stessi lavaggi continui e altri controlli di vario tipo, o altri rituali, come essere continuamente sottoposti a infinite domande di rassicurazione. Diventa facile intuire come questa situazione diventi estenuante anche per gli altri membri della famiglia: in alcuni casi i familiari, anche se non devono intraprendere una vera e propria terapia, vengono comunque istruiti su come comportarsi col paziente per ridurre il disturbo e l’impatto negativo che esso genera.

Come intervenire?

Le linee guida internazionali indicano nella terapia cognitivo-comportamentale (TCC), spesso associata a quella farmacologica che, da sola, non consente di raggiungere gli stessi risultati in termini di riuscita del trattamento e di stabilità del cambiamento.

Le percentuali di guarigione riportate in letteratura raggiungono l’85%.

La TCC nel breve termine riduce la quantità e la frequenza dei sintomi e, più a lungo termine, rende il soggetto meno vulnerabile ai temi e ai meccanismi cognitivi che hanno contribuito alla genesi e al mantenimento del disturbo.